Testimonianze della processione di S.Giacomo

Categoria: storia
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È il caso di nonna Clorinda, nata il 18-05-1923, in contrada Case Rossi, piccolo agglomerato di case a mezza costa sul monte Pedicino che, con un po’ di nostalgia negli occhi ci dice di aver partecipato tante volte alla sacra passeggiata.

Ricorda le prime volte da bambina intorno agli anni trenta quando, con la famiglia e i vicini di casa, Esterina Paniccia, che oggi vive in Canada, Lisetta Rossi, Cesarina Rossi, Memma Di Poi (sorella di Esterina), Palmira Rossi, Filomena Ferrante, Liduina Ferrante, Liduina “Lu Megli”, cosi chiamata perché viveva in una piccola contrada vicino a Case Ferrante , chiamata appunto Lu Megli, ed altri, alle prime ore dell’alba del giorno prestabilito, scendendo da Case Rossi, si prendeva il sentiero che, dalla Macchia di Poi, l’avrebbe portata su Maccarone e Mola Parente.

Di solito, a Mola Parente, si incontravano le famiglie delle contrade N’ciloccitto e Cristini, con le quali arrivavano sulla cima del Motola, prendendo il sentiero che parte da Mola Parente passando per Pozzo Spano e Pozzo Noce.

La tappa “obbligatoria”per lo spuntino, si faceva a Pozzo Noce, dove la comitiva sostava qualche minuto, sotto l’ombra dei faggi, mangiando un po’ di pane e formaggio pecorino, prodotto dal papà Enrico.

Durante questa sosta, mentre i piccoli si rincorrevano l’un l’altro, i più grandi discutevano di agricoltura e bestiame, sorseggiando un po’ di vino, buttando di tanto in tanto qualche voce ai bambini, sempre più chiassosi.

Arrivati in cima e salutato i vari amici, si ascoltava devotamente la messa. Mentre le donne occupavano i primi posti, insieme ai bambini, con il velo in capo al cospetto dell’altare, gli uomini stavano più indietro con il cappello in mano.

Molti però, dote le ridotte dimensioni della chiesa, erano costretti a restare fuori, comunque attenti alla celebrazione.

Al termine, si rincontravano amici e parenti, che scambiandosi opinioni, consumavano le poche vivande rimaste. Qualcuno più anziano tornava in chiesa per pregare ulteriormente, i più giovani scherzavano tra di loro, mentre gli innamorati cercavano lo sguardo della spasimante, da sempre amata, ma gelosamente controllata dai genitori. Nel tardo pomeriggio, si ripartiva alla volta di Veroli dove nella basilica intitolata alla madre di S. Giacomo, S. Maria Salome, si raccoglievano in qualche minuto di preghiera, quasi a chiedere la raccomandazione della Madre, affinché il Figlio non avesse dimenticato le loro intenzioni.

Sul fare della sera, la comitiva, si riuniva nel piazzale Filippine, si scendeva per il Bagno Coperto, si risaliva per contrada La Mosca e giù verso Forbici fino a S. Francesca. Arrivati al quadrivio, S.Fracesca, S.Maria, Montano Paolino, Veroli, si risaliva verso S. Maria prendendo un sentiero abbastanza impegnativo fino a la Torre da dove, gli abitanti di Case Cristini e Ngiloccitto, scendevano giù per un viottolo che porta a S. Maria, quelli di Case Rossi salivano su verso Colle Grosso e ognuno, stanco per l’impegnativa giornata, tornava a casa propria.

Per tutti, la processione di S.Giacomo, era un evento molto importante. Per gli adulti, era anche un modo per rincontrare vecchi amici di contrade vicine, per i bambini, invece, era un giorno di festa dove poter mettere il vestito più nuovo, mangiare qualcosa di nuovo che quotidianamente non si poteva, per ragioni economiche, come la mortadella per esempio.

Anche Frasca Chiarina nata a Veroli il 3- 1-1925 e residente a Colle Spagnolo di Santa Francesca, ricorda piacevolmente la processione a S. Giacomo. Ci racconta infatti che il prete, don Luigi Coccia molto devoto del Santo, la domenica prima della processione, durante la celebrazione della messa fissava l’appuntamento con tutti quelli che volevano partecipare; di solito alle cinque del mattino della domenica successiva, nel piazzale antistante la chiesa di S. Francesca.

Ancora prima che il sole sorgesse, tutti i partecipanti alla processione, si incontravano nel punto prestabilito. Dalla chiesa di Santa Francesca si passava a contrada Scattaruggine, si risaliva per Case Paniccia fino ad arrivare a Mola Parente. Ogniuno portava qualcosa da mangiare, ma per far impegnare i ragazzi nel cammino, i genitori li invogliavano con la promessa di una salsiccia e con essa fra le mani dicevano che prima si arrivava e prima si mangiava. Anche Chiarina ci conferma la visita a Santa Salome e anche di qualche piccolo acquisto nelle botteghe di Veroli. Inoltre ci racconta che, chi riceveva una grazia da S.Giacomo, per ringraziarlo doveva tornarvi scalzo portando sette bambine vestite con abito bianco.

 

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