Contemporaneamente negli appositi chioschi, si friggono quintali di crespelle in olio di oliva del posto e si distribuiscono alla moltitudine di turisti, che ogni anno accorre entusiasta e sempre più numerosa, per godere del loro gusto e profumo. Esse racchiudono, anche tutto il sapore di un tempo passato, quando alla sera, le famiglie si riunivano intorno al caminetto acceso. I nonni raccontavano storie fantasiose ai nipoti, mentre le donne erano intente a friggere le crespelle nella padella posata sul treppiede, ed appena cotte, ancora bollenti sparivano come per magia.
Durante la sagra, una squadra di massaie (crespellare) si prendono cura della cottura delle crespelle e con sincronia e maestria, dalle loro mani nasce il gustoso capolavoro. La crespella è un’ordinaria frittella, che si ottiene impastando la farina di grano con lievito naturale, acqua e sale sufficienti ad ottenere una pasta tipo quella del pane. Si lascia lievitare il tempo indispensabile (circa 2.30 h) e poi si lavora in piccole parti a forma anellare e si frigge in olio di oliva già bollente. Appena dorata si toglie dalla padella e si può già gustare, anche se è preferibile mangiarla fredda.
Tuttavia col passare degli anni l’antica ricetta ha subito delle variazioni per l’aggiunta di uova, strutto, latte e zucchero, che hanno reso le crespelle più fragranti e più gustose.
La bontà della crespella si può apprezzare anche nei giorni successivi alla frittura, scaldata con una griglia sulla brace. Molto spesso in sostituzione del pane accompagna un ottima colazione ed anche gli altri pasti della giornata, al fianco di secondi piatti e contorni.