Quel bel dolcetto fritto così croccante e appetitoso è nato molti anni fa proprio a Santa Francesca, piccola frazione ai piedi del monte Pedicino. Un tempo terra prevalentemente agricola e dedita alla pastorizia, oggi al passo con le moderne tecnologie.
Querceti e faggeti occupano la zona più alta a cui seguono distese immense di rigogliosi uliveti e nella parte più bassa campi segnati da olmi ai quali si aggrappano le viti e tutt’intorno un profumo forte di uva fragola.Di tanto in tanto un’aia e su questa sembrava concentrarsi tutta la vita dei campi e consumarsi tutti i rapporti sociali.Le lunghe file di giovani disposti a linea obliqua sul campo, obbedienti a quella voce che incitava a
vangare, dà oggi l’idea di una squadra di soldati che obbediscono al comando del loro superiore.Le membra giovanili avevano un vigore speciale che somigliavano ad una danza per i movimenti uniformi e ad una gara di forze per l’ardore delle movenze.Nelle opere dei campi , specialmente nella mietitura, nella vendemmia o nel taglio dei boschi, il somarello era indispensabile.A questi lavori si associavano le donne forti e superbe come Regine. Al collo la tradizionale collana di corallo, regalo di nozze dei suoceri; in testa la cesta con le vivande pronte o la matta di gramigna o di frasche.L’unica fonte idrica era il pozzo ma si recavano anche alla fontana principale per prendere acqua potabile.Che spettacolo meraviglioso quelle Regine con la conca in testa piena d’acqua, soffermarsi a parlare e ciaccolà del più e del meno! “forse del più”La postura non era delle migliori ma chi se ne importa erano felici così.E che dire poi della ciocia? Essa si che era superba e di gran moda con il beccuccio all’insù, ferma e salda al piede con le strenghe: a volte si slacciavano ed erano di intralcio specialmente quando, dopo una sana scartelocciata, si iniziava a ballare la ballarella.E l’organetto? Quello sì che faceva dimenticare le fatiche della giornata accompagnato da una pioggia di note e stornelli “osè”.Le coppie sull’aia iniziavano la ballarella tenendosi con le mani sui gomiti e gettando lo sguardo furtivo ai piedi per seguire il tempo, tanto da sembrare nella penombra “ombre di eroi sorti dalla terra” della Ciociaria come a ricordare l’antica vita dei campi forte e semplice.Tutto questo e molto altro, fanno sì che Santa Francesca può essere ancora oggi orgogliosa del passato ma anche del presente, se si considera l‘affluenza di pubblico in occasione della Sagra: migliaia di persone compresi camperisti e scouts si danno appuntamento ogni anno.Non è lavoro facile organizzare un evento del genere: è faticoso recuperare vecchie attrezzature ed utensili del tempo, i costumi, i coralli.Da non trascurare la disponibilità e l’impegno di quelle persone che preparano i carri, degli Organizzatori e delle Associazioni locali.Alla prima sagra, partecipò un solo carro formato da: Ercole Cristini, Umberto Federico e relative Signore Cesarina Carinci e Giuseppina Papandrea, Anna Lamesi, Nunziatina Carinci e Carla Cristini.Santa Francesca dunque, Contrada del Comune di Veroli della provincia di Frosinone, nel suo piccolo offre a tutti la possibilità di respirare un pomeriggio non solo di aria salubre ma una più salubre atmosfera di festa e di spensieratezza nel ricordo del tempo che fu.Questa è dunque la terra della Crespella di cui la Contrada ne va fiera, io in primis , per aver trovato qui, anch’io, la mia Regina. Giovanni Ascenzi