La femmina morta

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Il Mistero dei Monti Ernici
“La Femmina Morta” di Stefano Magliocchetti

Tratto da una storia realmente accaduta

Introduzione

La passione per la montagna ha influenzato negli anni la mia vita. La ricerca e la conoscenza per il nuovo, mi hanno nutrito di meravigliose esperienze. Fu proprio durante un’escursione sui nostri monti che decisi, con molta difficoltà, ma con determinazione, di ricercare la verità, rispolverando quei fatti tragici accaduti a Veroli, in località “ Femmina Morta ”

nel lontano maggio 1932. Di chi sono quei nomi incisi sulla nuda roccia? Chi erano Picard Suzanne Sarah, Lang-Willar Alfred, Marcel Goulette e Lucien Moreau precipitati con il loro aereo e immortalati su quel monumento che ancora oggi è a ricordo di quella tragedia? Era forse Suzanne una principessa straniera in viaggio di nozze? O, come alcuni narratori sostengono,

semplicemente agenti governativi, dei servizi segreti, in fuga? Cosa determinò l’incidente? Forse un attentato? A mio modesto avviso, nulla di tutto questo: la poca conoscenza dei fatti ha determinato una sorta di fantasticheria contagiosa tramandata fino ai nostri giorni. Il mio è un tentativo di messa a fuoco dei reali fatti, che ci faranno rivivere quei momenti drammatici, grazie ad una meticolosa ricostruzione da me effettuata sul luogo del disastro. Le numerose testimonianze, i numerosi reperti acquisiti, grazie anche alle nuove tecnologie di ricerca, hanno prodotto prove indiscutibili, anche se a volte contrastanti nei riguardi delle perizie fatte in passato, confutando, a mio giudizio in maniera inoppugnabile, le fantastiche teorie di alcuni scrittori locali. Insieme percorreremo il cammino della loro vita che in passato ha commosso, entusiasmato, il popolo francese e tutto il mondo. Le loro vicende mi hanno condotto in diverse città francesi e svizzere, ripercorrendo l’Italia, fino in Egitto. Non è sufficiente rievocare il passato per tenere vivo il ricordo. L’aiuto dei vari paesi esteri che hanno contribuito in modo assiduo alle ricerche, la soddisfazione e l’onore di aver modestamente rappresentato la nostra comunità verolana all’estero, hanno tutti i presupposti per stabilire, tramite il ricordo di quel tragico incidente, contatti sempre più proficui con genti diverse, forieri di reciproca conoscenza e quindi di reciproco arricchimento culturale e umano, contribuendo così a far amare sempre più la nostra nobile città.

 Magliocchetti Stefano

Era l’anno 1932.

In Italia impazzavano le parate del decennale dell’era fascista ed il Duce sognava di rinverdire i fasti dell’Impero Romano.

I disoccupati intanto erano oltre un milione, cioè ben oltre il 10% della popolazione attiva e gli analfabeti superavano il 40% dei residenti. La crisi mondiale faceva sentire i suoi effetti nefasti sul tenore di vita degli Europei e non solo.

Charlie Chaplin stava per partorire il suo “Grande Dittatore”, la Juventus vinceva il secondo scudetto ed Alfredo Binda il suo terzo campionato del mondo di ciclismo.

 

 A Veroli, il 25 maggio 1932, come tutti gli anni, fervevano i festeggiamenti della Padrona, Santa Maria Salome.

Lo stesso giorno, sui Monti Ernici, a poca distanza dalla cima di Monte Scalelle, in territorio verolano, s’incrociavano definitivamente i destini di quattro noti personaggi di quel tempo, che trovarono la morte nel disastro aereo della “Femmina morta”: i coniugi svizzeri Alfred Isaak Lang-Willar, cugino di Louuis Dreyfus (il cui caso suscitò molto interesse in tutto il mondo) e Suzanne Sarah Picard, entrambi ebrei ed entrambi espressione dell’aristocrazia finanziaria mondiale; il leggendario aviatore francese Marcel Goulette, già autore di ardite trasvolate, ed il suo secondo Lucine Moreau, astro nascente dell’aviazione mondiale.

 

Alfred e Suzanne erano scampati pochi giorni prima al naufragio del transatlantico francese “Geoges Philippar”, il cui improvviso incendio, al largo delle coste della Somalia, mai chiarito quanto alle cause, trascinò in fondo all’oceano un noto giornalista, Albert Londres, autore di inchieste internazionali molto scottanti, ma non Alfred e Suzanne che, ottimi nuotatori, non solo riuscirono a raggiungere una nave sovietica accorsa in aiuto (o che li seguiva secondo altre tesi), ma anche a mettere al sicuro la loro macchina fotografica, con la quale, dalla nave sovietica, scattarono numerose foto alla nave francese che affondava.

 

Alfred era stato peraltro molto amico di Lev Trotzky (anch’egli ebreo) e della Rivoluzione Bolscevica, tanto che il teorico della rivoluzione permanente , gli aveva offerto perfino il Ministero delle finanze, mentre il padre di Suzanne, Gabriel Picard, era stato tra i fondatori dell’ Humanitè, quotidiano del partito Comunista Francese.

 

Lo spessore internazionale dei coniugi Lang-Willar e le loro frequentazioni di alto livello Politico-Finanziario inducono molti commentatori a ritenere che gli stessi fossero agenti dei servizi francesi, mentre tale circostanza è considerata non veritiera dalla famiglia Lang-Willar, e, in particolare, dal figlio Robert, le cui osservazioni Stefano Magliocchetti ha riportato e pubblicato.

Dal mistero sull’affondamento della Georges Philippar a quello del disastro aereo della “Femmina Morta”, il passo è breve.

Sono infatti in molti a sostenere che il velivolo fu sabotato per impedire ad Alfred di tornare in patria ove avrebbe avuto importantissime notizie da rilevare, anche sull’incendio della Georges Philippar.

 

Da allora il mistero vaga trai boschi dei Monti Ernici, alimentato da una serie di particolari coincidenze, quali la data, il giorno, il giorno della festa della Padrona di Veroli, Santa Salome, che, prima di venire a morire a Veroli, in compagnia di un’ancella di nome Sarah, era sbarcata proprio a Marsiglia, dove appunto era diretta Suzanne Sarah, il cui corpo veniva ritrovato proprio in Località “Femmina Morta” così denominata già prima della tragedia..

Quasi ad oscurare, per qualche tempo, l’eco delle gesta degli ultimi briganti, che proprio sugli stessi monti, pochi anni prima si erano opposti, perfino selvaggiamente, all’Unità d’Italia  ed all’annessione dello Stato della Chiesa di Roma e del Regno delle Due Sicilie ai “Piemontesi”.

 

 Quegli stessi Monti Ernici che hanno accolto i corpi dei due grandi aviatori Marcel Goulette e Luciano Moreau, autori di imprese memorabili a cavallo della Grande Guerra. Il primo Goulette, nativo della città di Charmes, nella Lorena, era sopravvissuto non solo alla Prima Guerra Mondiale ed agli ardimentosi combattimenti, affrontati con coraggio e disprezzo per il pericolo, ma anche alle imprese aviatorie degli ultimi suoi 15 anni di vita, durante i quali riuscì a trasvolare, con il suo Farman, il deserto del Sahara e buona parte dell’Africa, fino a mete all’epoca impensabili o, comunque, di notevole difficoltà.

 

 Il secondo, Lucien Moreau, nato a Bellaing, piccolo paese di provincia, ancora più a nord, nella Francia, destinato a rinverdire gli allori del mitico Roland Garros, altro aviatore caduto nella Grande Guerra, e dallo stesso Marcel Goulette, insieme al quale, per la prima volta, si era imbarcato per percorrere la difficile rotta da Parigi a S.Vito dei Normanni e poi Salerno, Roma, Livorno, Genova, fino a Marsiglia, ove avrebbe sbarcato il prezioso carico dei coniugi Lang-Willar.

 

Il filo di questa incredibile storia, pur avvincente e trascinante, si dipara con dolcezza attraverso i ricordi dei familiari dei protagonisti, filtrato dalla passione di Stefano Magliocchetti, che nella ricerche sulle circostanze e sui quattro sventurati passeggeri del Farman, ha fatto uno degli impegni principali della sua esistenza.

Al di là degli aspetti romanzeschi, tra lo spionaggio e la fantapolitica, in merito ai quali è opportuno ricordare che solo un altro aviatore (che rifiutò l’incarico), oltre al Goulette, era considerato in grado di compiere il percorso Parigi-S.Vito dei Normanni – Marsiglia, quel che affascina è l’intreccio di quattro storie illustri ed avventurose, di per sé colme di pezzi rilevanti della storia del XX secolo, il cui destino viene a compiersi, proprio sui Monti Ernici, non a caso culla di quel popolo latino che concorse alla nascita dell’Impero di Roma.

Nel silenzio eloquente di quell’atmosfera e dall’osservazione del monumento a Suzanne era nata peraltro, la ricerca dopo aver accompagnato l’autore, in un lungo viaggio, fino all’Estremo Oriente, insieme ai quattro protagonisti di questa storia, tanto vera da superare, come spesso accade, la più fervida fantasia.

 

 A ricordo del tragico evento i Verolani eressero un monumento.

Riportiamo integralmente quanto scritto dal Podestà signor Scaccia Scarafoni in occasione di tale avvenimento : “Il 25 maggio 1932, nelle montagne di Veroli, perirono tragicamente quattro aviatori Francesi, in seguito a rottura dell’apparecchio che li trasportava. Cotanta disgrazia addolorò moltissimo la buona popolazione di Veroli, la quale prese viva parte al lutto che colpiva la Nazione francese e le famiglie dei caduti, adoperandosi con slancio ammirevole per tutte quelle opere che bisognò compiere, in mezzo a gravi disagi, allo scopo di restituire alla Francia i resti dei suoi figli. Tanto il governo francese, quanto le famiglie dei caduti, ammirati e riconoscenti verso questa popolazione, vollero, con segni tangibili, dimostrare la loro gratitudine, elargendo somme per la pubblica beneficenza e per opere pubblica utilità.

 

Questa amministrazione, traducendo in atto il desiderio dell’intera cittadinanza, fece erigere un modesto ricordo sul luogo del disastro, ricordo che venne poi inaugurato alla presenza di funzionari dell’ambasciata di Francia presso il Re, con l’intervento delle locali autorità amministrative e politiche.

 

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