Madonna della Figura

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Indice articoli

Santuario Diocesano della Madonna della Figura     

Selva di Sora  

La Madonna della Figura nella Selva di Sora

IL PERCORSO DI UNA DEVOZIONE MARIANA TRA EMIGRAZIONE E CONFLITTI DEL XX SECOLO 

A cura di Eugenio M. Beranger,  da un’idea di Antonio G. Alonzi,          Sora 2002                      

 

     

Quando mi è stato chiesto dai carissimi Antonio ed Eugenio di scrivere la presentazione a questo volume sul Santuario Diocesano della Madonna della Figura la mia mente è andata dietro nel tempo al mio primo incontro con l’edificio di culto.

Avevo sette anni quando, insieme a mia madre, a mia sorella Vincenzina ed a mia zia Maria, prendemmo “i brech” di Facciabbella e ci avviammo verso il Santuario. Abituato al pari di tanti bambini a vedere in televisione i primi film western potete immaginare l’emozione provata e come galoppasse la mia fantasia su quella.... diligenza. Arrivati alla Figura ricordo una chiesa quasi completamente buia ed un altare colmo di fiori per l’esposizione del Santissimo Sacramento. Ma la mia visita fu fugace; dovevo, infatti, andare e vedere la mia “diligenza”.

Intorno alla chiesa vi era tanta gente e, dopo poco, ci trasferimmo sui prati limitrofi a consumare la merenda costituita da pane e verdura, pane e frittata ed uova sode, immancabile compagnia di ogni “gita”.

Tornai al Santuario all’età di tredici anni – in quel periodo ancora abitavo in via Vado Cavallo – in occasione di un incontro di bambini e giovani della nostra Parrocchia organizzato da don Domenico Del Vecchio. Ero insieme a mio cugino Gerardo Ferri, allora “grande capo chierichetto” di S. Silvestro papa; dopo un pò di preghiere e di canti Gerardo disse a me ed a Valter Fiorini: “jam a cantà la passion” trovandomi immediatamente consensiente. Scendemmo e bussammo alle poche case costruite nei pressi dell’edificio mariano ma, solo dopo il sesto o settimo tentativo, una vecchietta ci disse “i cantat”.

L’anziana, dopo la nostra deludente esibizione, rientrò in casa uscendone poco dopo con un uovo, l’unica ricompensa della giornata. Qualche anno fa, quando mi chiamarono al capezzale di un’inferma riconobbi quella signora; pregai un po’ al suo fianco e poco dopo morì.


Il mio primo arrivo “ufficiale” al Santuario avvenne nel 1984; il nostro vescovo mons. Lorenzo Chiarinelli, dopo l’esperienza pastorale da seminarista vissuta nella Cattedrale di Sora e nella Parrocchia dell’Assunta di Roccasecca, mi volle a Sora nella mia Parrocchia. Costituimmo un gruppo dell’Agesci, il Sora 2 ed i lupetti erano tutti di S. Giorgio. Con loro per due anni abbiamo realizzato tantissime iniziative presso il Santuario ed all’eremo di S. Leonardo ed organizzato i campi a Cardito, Posta Fibreno e Pero dei Santi. Ci vorrebbe un volume per raccontare questa storia specie ora che i lupetti sono diventati grandi – quest’anno ho benedetto il matrimonio (il primo) di uno di loro – e con gioia ho potuto constatare che “nessuno si era perso”.

Alla Figura salivo tutte le domeniche con don Giuseppe Pasquarelli per animare la liturgia e, una volta divenuto diacono, predicare.

Il 5 luglio 1986, ad una settimana dalla mia ordinazione, ho celebrato la mia prima messa ai piedi dell’affresco della Madonna della Figura.

Dopo pochi mesi mons. Chiarinelli mi mandò parroco nella cara chiesa di Roccavivi nel comune di S. Vincenzo Valle Roveto. Ed è stato a Roccavivi che, verso le ore 21 di un giorno di marzo del 1996, squillò il telefono. Era Pietro Cristini, presidente del Comitato della Madonna della Figura, che dopo essermi complimentato con me per l’ormai imminente ritorno a Sora, mi esortava a presenziare alle Quarantore che si sarebbero tenute dal 7 al 9 maggio nel Santuario.

Il 28 aprile 1996, dopo dieci anni - ad eccezione di un matrimonio -, ricelebro la messa alla Figura dando, altresì, inizio ad un profondo attaccamento ed amore per la Madonna, per il luogo e per i fedeli. Un amore fatto di alte e basse maree, di giornate di sole e di pioggia, un legame forte e sincero volutamente sottolineato dal vescovo Luca Brandolini coll’affidamento alla beata Vergine della Figura del mio ministero nelle due bolle della mia nomina, dapprima, a co-parroco e, poi, a parroco di S. Silvestro papa.

L’occasione presente diventa per me un grande momento di preghiera perché stò facendo scorrere nella mia mente i tanti volti dei giovani, degli adulti e degli anziani che “vivono e fanno” il nostro Santuario.

Proprio per questo devo dire grazie ad Antonio ed Eugenio perché, oltre al bel libro – una vera e propria pietra miliare nella storia della religiosità del Sorano –, mi hanno dato la possibilità, sollecitando la presentazione del volume, di fare un piccolo passo indietro nella mia vita. E, soprattutto, ancora una volta di pregare per quel gruppo di ragazzi, oggi giovani, che nel maggio del 1996 iniziarono un cammino durato quattro anni intensissimo di attività ricreative, catechistiche e spirituali. In quattro anni abbiamo realizzato tanto, ma veramente tanto. Grazie ragazzi, grazie ancora e mi auguro che, quanto prima, insieme, dopo una piccola pausa di riflessione, si possa ritornare a fare tanto compresa la stesura della nostra piccola “storia”.


Ora chiudo, non senza aver ricordato come ai carissimi Antonio ed Eugenio affiancati da Claudio Pompilio, ho assegnato l’oneroso incarico di preparare contributi annuali sulla storia della nostra chiesa parrocchiale di S. Silvestro papa che nel 2029 compirà i suoi primi mille anni di vita.

Forse quello che ho scritto non interesserà a nessuno, ma io non sono uno storico. Ho cercato, soltanto, di comunicare e di far capire con quale sguardo di amore guardo come parroco e come rettore al Santuario Diocesano della Madonna della Figura.

Guardo ad un grande passato, che però è anche il passato di pochi anni fa, guardo alle numerose persone che, nel silenzio, hanno curato ed amato la casa della Madonna della Figura, il Comitato, la Confraternita ed il Circolo Ricreativo. Guardo al passato perché esso illumini il nostro presente e ci proietti verso un futuro ricco di attività da realizzare con e per la Madonna della Figura. La Vergine ci guarda e ci porge il Signore Gesù, un bambino da accogliere e fare crescere.

 

                                                         Don Rocco Bifolchi

Parroco di S. Silvestro papa e rettore

del Santuario Diocesano della Madonna della Figura

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il presente lavoro nasce da un’idea di Antonio Giuseppe Alonzi che, facendo suo l’appello lanciato – dapprima, nel 1919 – dal vescovo di Sora, Aquino e Pontecorvo mons. Antonio Maria Iannotta ed in epoca più recente dall’abate parroco di S. Silvestro papa don Domenico Del Vecchio, ha ritenuto maturi i tempi per scrivere una storia del Santuario Diocesano della Madonna della Figura.

Essa si sarebbe inserita, come il suo precedente lavoro incentrato sull’eremo di S. Leonardo, in una serie di indagini dedicate all’area del territorio di Sora – la Selva – compresa tra la porta di Cancello o di S. Rocco e quello che fu, fino al 1860, il confine del Regno di Napoli con lo Stato della Chiesa e tese, da un lato, al recupero dell’identità culturale della zona e, dall’altro, all’approfondimento dello studio delle locali tradizioni religiose. La Selva, al pari di quanto avviene in altre terre di confine fra i due stati pre-unitari, oltre ad essere interessata da secolari culti locali, si caratterizza, infatti, per una grande attenzione verso i più importanti Santuari dell’Italia mediana quali la Madonna del Buon Consiglio di Genazzano, la Madonna di Loreto e la SS.ma Trinità di Vallepietra.

Quando l’impianto dell’opera era già stato definito ed in buona parte realizzato nelle sue linee portanti, l’incontro con Eugenio Maria Maria Beranger, favorito da Angelo Peticca nostro comune amico, ha determinato un nuovo, diverso e più complesso sviluppo della ricerca. In particolare è stata data la massima valorizzazione possibile alla documentazione archivistica conservata nel piccolo Archivio del Santuario ed alle varie classi di exvoto visibili nella Stanza del Tesoro.


Quest’ultimi costituiscono un patrimonio di fede, storia ed arte veramente unico nella Diocesi di Sora, Aquino e Pontecorvo degno, quindi, della massima attenzione e, soprattutto, bisognoso di una immediata e corretta musealizzazione. Tale operazione dovrà avvenire tenendo presenti, da un lato, le disposizioni ecclesiastiche in materia e, dall’altro, l’assoluta necessità di salvaguardare l’originaria formazione della raccolta nella quale, peraltro, molti esemplari necessitano di urgenti restauri.

Una volta portata a termine tale impresa la città di Sora potrà contare su di una piccola ma suggestiva raccolta da collegare opportunamente con la Biblioteca “Angelo Alonzi e Maria Giuseppa Di Mario” da poco inaugurata nei locali annessi al Santuario e che dovrà essere all’uopo dotata di un fondo librario con volumi pertinenti alle tematiche proprie degli ex voto e del culto mariano, con il Museo Civico della Media Valle del Liri e con l’auspicabile Museo Diocesano.

Inoltre si è ritenuto opportuno, sia pur utilizzando una sola fonte documentaria complessa e poco esplorata quale senza dubbio si rivela il Catasto provvisorio murattiano, ricostruire il paesaggio agrario della Selva e la sua antropomorfizzazione a pochi decenni di distanza dall’edificazione della prima chiesa monumentale dedicata alla Madonna della Figura. Essa si deve all’opera dell’architetto svizzero Cristofaro De Donatis ben noto a Sora per essere intervenuto sulle chiese di S. Rocco e di S. Silvestro papa e sul Santuario della Madonna di Val Francesca posto, lungo la strada per la Valle Roveto, a non molta distanza dalla ormai scomparsa Porta degli Abruzzi.

Da qui la decisione di realizzare un volume scritto a due mani che non alterasse il disegno originario previsto dall’Alonzi e, nel contempo, fosse il più possibile esaustivo sull’argomento. E ciò anche in considerazione dell’impossibilità di accedere alle carte dell’Archivio Storico Comunale, di quello Parrocchiale e dell’Archivio Vescovile tutti e tre da tempo in corso di riordino, inventariazione e catalogazione.

Lasciamo al lettore il giudizio sul lavoro che, comunque, rappresenta un’assoluta novità per l’area sorana in quanto il Santuario della Selva è visto ed indagato non solo sotto l’aspetto puramente religioso o artistico ma per il suo stretto rapporto con il territorio circostante e per l’alta valenza educativo-sociale da esso rivestita nei confronti di una popolazione sparsa in un vasto territorio nel quale i terreni paludosi, prossimi al Liri, si alternavano a vaste zone seminative, a colline disboscate ed avviate a coltivazione ed ai Monti Ernici incontrastato regno dei boscaioli, dei carbonai e dei briganti.


Ci preme soltanto sottolineare come il volume possa essere anche considerato ed utilizzato quale testo di storia locale per le classi delle scuole elementari e medie del comprensorio in quanto presenta documenti, ora grazie alle trascrizioni offerte facilmente accessibili, che interessano i più disparati argomenti quali l’agricoltura, l’arte popolare, il colonialismo, le due guerre mondiali, l’emigrazione, la religiosità extra - urbana etc. Il docente, grazie all’ausilio di nomi di persone e località non del tutto sconosciute ai giovani, potrà essere sicuramente favorito nel suo difficile lavoro di presentazione dei temi sopra citati e, nel contempo, sarà messo in condizione di proporre allo studente micro indagini e riflessioni nell’ambito del proprio nucleo familiare.

Il nostro volume costituisce, poi, un evidente esempio di ricerca aperta a causa dei numerosi interrogativi e argomenti, per i motivi sopra menzionati, solo in parte affrontati; ci auguriamo di poter continuare nelle nostre indagini affiancati anche da altri studiosi e dai giovani della Selva che, a più riprese, si sono dimostrati molto interessati alle nostre indagini. In particolare sarebbe suggestivo approfondire l’esame dell’affresco della Vergine, anch’esso bisognoso di restauri, ed il forte legame che unisce i fedeli della Selva alla Santissima del Monte Autore.

Il ritardo con cui la pubblicazione esce, rispetto alla data in origine annunciata (Giubileo del 2000), è dovuto sia alla complessità della ricerca sia ad una serie di non piccoli problemi di carattere familiare che hanno attraversato la vita di uno dei due responsabili della ricerca (Eugenio Maria Beranger) in questo ultimo triennio.

Chiediamo sentitamente scusa dell’involontaria mora registrata nell’uscita del volume soprattutto agli amici sorani emigrati in Francia, Lussemburgo e nel Nuovo Mondo che, con tanto entusiasmo, hanno favorito questa iniziativa culturale; i dati raccolti ed in questa sede presentati costituiscono la prova e la dimostrazione dell’impegno da noi profusi in tutte le fasi della ricerca e, soprattutto, nella rielaborazione dei dati e nella loro esposizione.

Per concludere un sentito ringraziamento a don Rocco Bifolchi rettore del nostro Santuario ed attuale abate parroco di S. Silvestro papa, a don Domenico Del Vecchio precedente abate parroco di S. Silvestro ed autore di un’importante Cronaca della Figura relativamente agli anni 1981-1991, ai membri del Comitato del Santuario della Madonna della Figura guidato da Franco Polsinelli che hanno fortemente voluto questo lavoro nell’ambito del programma delle manifestazioni giubiliari indette dal Santuario, ai membri della Confraternita, al Gruppo Giovanile della Figura ed a tutti i sottoscrittori del volume senza il cui impegno non sarebbe stata possibile questa non facile iniziativa culturale.


è doveroso poi ringraziare i direttori ed il personale dei seguenti Istituti Culturali che ci hanno aiutato e supportato nelle nostre ricerche e cioè l’Archivio Centrale dello Stato, l’Archivio di Stato de L’Aquila, l’Archivio di Stato di Frosinone, l’Archivio di Stato di Latina, l’Archivio di Stato di Napoli, la Biblioteca Comunale di Atina, la Biblioteca Comunale di Civitella Roveto, la Biblioteca “Don Gaetano Squilla” di Civitella Roveto, la Biblioteca dei Padri Passionisti di Sora, la Biblioteca del Centro Regionale per la Documentazione dei Beni Culturali e Ambientali di Roma, la Biblioteca del Centro di Studi Sorani “Vincenzo Patriarca”, la Biblioteca del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma, la Biblioteca del Museo Topografico Campano di Capua, la Biblioteca dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte di Palazzo Venezia di Roma, la Biblioteca dell’Istituto di Storia del Risorgimento di Roma, la Biblioteca dell’Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale di Anagni, la Biblioteca dell’Istituto di Studi Meridionali Giustino Fortunato di Roma, la Biblioteca della Fondazione Marco Besso di Roma, la Biblioteca della Società Geografica Italiana di Roma, la Biblioteca della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Sora, la Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea di Roma, la Biblioteca Generale “E. Barone” della Facoltà di Economia dell’Università di Roma “La Sapienza”, la Biblioteca Giovardiana di Veroli, la Biblioteca Hertziana di Roma, la Biblioteca Militare Centrale di Roma, la Biblioteca Nazionale Centrale “Vittorio Emanuele II” di Roma, la Biblioteca Nazionale Centrale “Vittorio Emanuele III” di Napoli, la Biblioteca Provinciale di Frosinone, la Biblioteca Provinciale di Roma, la Biblioteca Statale annessa al Monumento Nazionale di Casamari, la Biblioteca “Tulliola” della Badia di S. Domenico di Sora, la Biblioteca Universitaria Alessandrina di Roma, il Centro di Documentazione su Vallepietra e sul Santuario della SS.ma Trinità gestito dall’Associazione Culturale “Don Salvatore Mercuri”, l’école Française di Roma, l’Istituto Nazionale di Studi Romani e la Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici delle Marche.

Un vivo ringraziamento, altresì, per le preziose informazioni fornite, gli utili consigli elargiti e la collaborazione concessaci a: Stella Alati, Roberto Allegrini, Carlo Alonzi, Loreto Alonzi, Luigi Alonzi, Orazio Alonzi --  penultimo sagrestano del Santuario, senza la cui preziosa collaborazione non sarebbe stato possibile ricostruire numerose vicende della storia più recente del complesso di culto --, Rocco Alonzi, Vincenzo Alonzi, Anna Maria Amodio, don Bruno Antonellis, Maria Pompea Apruzzese, Guelfo Basile, Giulio Bianchini, Antonio Boccia, Benedetto Boccia, Franco Maria Botticchio, Alessandro Campagna, Costanza Campagna, Giovanna Campagna, Riccardo Cataldi, Gabriella Centi, Franco Ciucci, don Alberto Coratti, Alberto Crielesi, Pietro Cristini, Eufemia Curci, Rocco De Ciantis, don Ermellino Di Mascio, Stefania De Longis, Anna Maria De Santis, Domenica Di Carlo, Corrado Di Loreto, Emilio Di Ruscio, Luigi Di Ruscio, Giovanni Facchini, Viviana Fontana, Leandro Frasca, don Franco Geremia,  Abebec Gessasse , Naldo Giammarco, Giulio Giannetta, suor Assunta Giovannangelo, Filippo Graziosi, Eugenia Grisolia, Luigi Gulia, Alberico Iafrate, Ugo Iannazzi, Angelo Ianni, Suriakumari Jayarajah, Bruno Mammone, Laura Mattacchione, Maria Mattacchione, Pasquale Matteucci, Paola Nardecchia, Franco Nardi, Gabriele Nicoletti, Quirino Paglia, Angelo Peticca, don Emidio Petricca, Elisabetta Petriccione, Giorgiana Petriccione, Valentino Petriccione, Lorenzo Petrozzi, don Angelo Pilozzi, Maurizio Pocino, Willy Pocino, Claudio Pompilio, don Alberto Ponzi, Italo Porretta, Francesco Reale, Luigi Recchia, Roberta Rezzi, Carla Rivelli, Onorina Ruggieri, Luciano Santoro, Giovanni Sartori, Michele Sciò, Elisabetta Silvestrini, Gino Sperduti, Maria Domenica Sperduti, Maria Giuseppa Sperduti, Vincenzo Testa, Franco Urbano, Aldo Vicini, Alfredo Viscogliosi e, ci sia consentito, le nostre mogli Patrizia Fortini e Maria Giuseppina Martiello per la sensibilità e la comprensione riservataci durante la presente ricerca. 

è doveroso, poi, ringraziare Franco Cinelli, Angelo Ferri, don Lorenzo Ferri e Raffaele Peticca della Tipografia “La Monastica” di Casamari per l’alta professionalità, l’impegno, l’attenzione profuse e per averci in ogni modo agevolato in occasione della stampa del lavoro.

Concludiamo dedicando la nostra fatica editoriale alla memoria di don Rocco Isopo, primo rettore del Santuario, che impegnò interamente l’ultima parte della sua vita per garantire alla Figura un aspetto decoroso e consono alla sacralità del sito, per far mantenere vivo questo culto in tutta la città di Sora e fra i sorani emigrati all’estero e per elevare socialmente e culturalmente gli abitanti della Selva.

 

                                                                                                                             Antonio G. Alonzi - Eugenio M. Beranger

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