Quest’ultimi costituiscono un patrimonio di fede, storia ed arte veramente unico nella Diocesi di Sora, Aquino e Pontecorvo degno, quindi, della massima attenzione e, soprattutto, bisognoso di una immediata e corretta musealizzazione. Tale operazione dovrà avvenire tenendo presenti, da un lato, le disposizioni ecclesiastiche in materia e, dall’altro, l’assoluta necessità di salvaguardare l’originaria formazione della raccolta nella quale, peraltro, molti esemplari necessitano di urgenti restauri.
Una volta portata a termine tale impresa la città di Sora potrà contare su di una piccola ma suggestiva raccolta da collegare opportunamente con la Biblioteca “Angelo Alonzi e Maria Giuseppa Di Mario” da poco inaugurata nei locali annessi al Santuario e che dovrà essere all’uopo dotata di un fondo librario con volumi pertinenti alle tematiche proprie degli ex voto e del culto mariano, con il Museo Civico della Media Valle del Liri e con l’auspicabile Museo Diocesano.
Inoltre si è ritenuto opportuno, sia pur utilizzando una sola fonte documentaria complessa e poco esplorata quale senza dubbio si rivela il Catasto provvisorio murattiano, ricostruire il paesaggio agrario della Selva e la sua antropomorfizzazione a pochi decenni di distanza dall’edificazione della prima chiesa monumentale dedicata alla Madonna della Figura. Essa si deve all’opera dell’architetto svizzero Cristofaro De Donatis ben noto a Sora per essere intervenuto sulle chiese di S. Rocco e di S. Silvestro papa e sul Santuario della Madonna di Val Francesca posto, lungo la strada per la Valle Roveto, a non molta distanza dalla ormai scomparsa Porta degli Abruzzi.
Da qui la decisione di realizzare un volume scritto a due mani che non alterasse il disegno originario previsto dall’Alonzi e, nel contempo, fosse il più possibile esaustivo sull’argomento. E ciò anche in considerazione dell’impossibilità di accedere alle carte dell’Archivio Storico Comunale, di quello Parrocchiale e dell’Archivio Vescovile tutti e tre da tempo in corso di riordino, inventariazione e catalogazione.
Lasciamo al lettore il giudizio sul lavoro che, comunque, rappresenta un’assoluta novità per l’area sorana in quanto il Santuario della Selva è visto ed indagato non solo sotto l’aspetto puramente religioso o artistico ma per il suo stretto rapporto con il territorio circostante e per l’alta valenza educativo-sociale da esso rivestita nei confronti di una popolazione sparsa in un vasto territorio nel quale i terreni paludosi, prossimi al Liri, si alternavano a vaste zone seminative, a colline disboscate ed avviate a coltivazione ed ai Monti Ernici incontrastato regno dei boscaioli, dei carbonai e dei briganti.